Anche quest'anno abbiamo passato parte delle ferie a zonzo in bici, dopo un pò di estati in giro per l'Europa (casa - Berlino, Austria, Pirenei, Slovenia-Ungheria-Slovacchia tutti viaggi visibili qui su Aereisentieri nella sezione "Biciclettate") , questa volta siamo rimasti in Italia. Purtroppo abbiamo avuto a disposizione meno giorni rispetto agli anni passati, perciò il giro è stato più corto. Altro fattore che ha accorciato il percorso è stato il tremendo caldo che abbiamo dovuto sopportare, praticamente ogni giorno tra le 12 e le 15 oziavamo all'ombra in qualche giardinetto pubblico dotato di fontanella e panchine. Ma veniamo al giro, l'idea era di attraversare i monti Sibillini, poi quelli della Laga - Gran Sasso e infine la Majella, ci siamo riusciti abbastanza bene, partendo da Pedaso (poco sotto Fermo) e terminando il giro a Torino di Sangro, dopo 490 chilometri. Il grosso del percorso si svolge tra Marche e Abruzzo, però ci sono due incursioni, una in Umbria e una nel Lazio. Ora passiamo al gruppo....
Da sinistra, Stefano (il Marsigliese), Eli, io e Enrico. Stefano ed Enrico sono fratelli, sono di Torino, ma Stefano lavora e abita a Marsiglia. La foto ritrae il momento della partenza, in un parcheggio nella "periferia" di Pedaso (0 m) dove abbiamo lasciato l'auto. Per cominciare bene ci sono più di 30 gradi.
Cominciamo a raccontare il percorso. Lasciata Pedaso verso le 15e30 iniziamo a risalire la valle del fiume Aso, risalire per modo di dire, la vallata è molto ampia e praticamente in piano, un grande orto e frutteto....più volte siamo tentati di fermarci a saccheggiare un albero di prugne o di pesche, ma dopo ben 4 chilometri è altro a fermarci... Stefano ha bucato. Tappato il buco ripartiamo e poco dopo il "paese" di Aso svoltiamo a destra per Monte Rinaldo e .... Montelparo (località ormai molto cara a Stefano). Il paesaggio con la salita cambia, campi coltivati, vigneti, ancora frutteti e casolari... qua e la tra le colline.
Montelparo (588m), fuori paese in cima ad un colle c'è il primo campeggio in cui pernottiamo, dopo solo 35 chilometri dalla partenza. Il prossimo campeggio sarebbe stato troppo lontano.... e poi fa caldo...
A sinistra della staccionata siamo in Italia, un bel tramonto sulla colline marchigiane, a destra della staccionata siamo in un'enclave Olandese in Italia, il camping T'Asteria (che in greco vuole dire "le stelle"), tolti noi e il gestore tutti i campeggiatori sono Olandesi o mal che vada Belgi.
Giorno 2. Da Montelparo (NL) scendiamo di nuovo sulla strada per Comunanza e poi Amàndola (550m)
Nel centro storico di Amàndola.
In basso Amàndola e sopra i monti Sibillini, sempre più vicini!
20 chilometri dopo Amàndola e arriviamo a Sarnano (539m). Ormai siamo proprio vicini al parco dei Sibillini, si vedono già diversi escursionisti con grossi zaini, probabilmente percorrono l'anello dei monti Sibillini. Nella foto invece il volto della sofferenza di un cicloturista all'ora di pranzo, provato dai 32/33 gradi odierni.
Verso le 15 ci rimettiamo in sella, spinti solo dalla speranza di trovare una sagra nel paese dove pernotteremo.Sei chilometri in piano fino a S. M. di Pieca, poi a sinistra e iniziamo la risalita della valle del Fiastrone.
Percorsa tutta la boscosa valle del Fiastrone, con le sue famose gole, raggiungiamo la diga del lago di Fiastra. Qui non tengo più il gruppo, vogliono fare il bagno, minacciano l'ammutinamento. Dopo delle difficili trattative ottengo di arrivare almeno al campeggio, proprio in riva al lago.
A San Lorenzo al Lago, percorsi 60 chilometri, smettiamo di pedalare e abbandonate bici e borse in campeggio ci buttiamo nelle fresche e chiare acque del lago di Fiastra.
Terminiamo la giornata con una abbondante cena in riva al lago. La fame fa dei brutti scherzi, nella foto Enrico tenta di tramortire Eli con un cetriolo per rubarle i pomodori.
Giorno 3. Lasciamo il lago di Fiastra e iniziamo la salita verso Cupi di Visso (986m)
Bellissima la stradetta verso Cupi di Visso, zero traffico e una salita ben pedalabile.
Cupi di Visso, sulla destra il rifugio escursionistico. Ora un pò di discesa, prossima fermata il santuario di Macereto
Il santuario di Macereto
Uno scatto rubato all'interno
Ancora discesa verso il passo delle Fornaci (815m) e poi verso Visso (607m). Alle nostre spalle (nella foto) in lontananza i monti Rotondo (2103m) e Bove (2112m)
Molto bello il centro pedonale di Visso, ci fermiamo a prendere da mangiare in un negozietto fantastico, pieno di prodotti tipici. In generale Visso non è affatto male, attraversata dalla fresche acque del fiume Nera e circondata da rigogliosi boschi. Proseguiamo a pedalare fino a Castelsant'àngelo sul Nera, li passiamo 3 ore in un bel parchetto con fontanella di acqua fresca (cosa non sempre scontata).
Verso le 15e30 ripartiamo e inizia subito la salita che in 10 chilometri ci porta dai 780 metri di Castelsant'àngelo ai 1500 del passo di Gualdo
Sulla sinistra una cappelletta al passo di Gualdo (1500m), più a destra in lontananza il monte Vettore (2476m), la cima più alta dei monti Sibillini. Siamo arrivati al Piano Grande di Castelluccio, uno dei posti che più attendevamo di questo viaggio. A dire il vero io ed Eli ci siamo già stati un pò di anni fa, in auto, ma volevamo tanto tornarci in bici. Potete vedere le foto dell'altra volta su aereisentieri, basta che cliccate qui Purtroppo per colpa della numerazione errata dei file, le foto non sono in ordine.
Ogni tanto tocca vedere questa scena pietosa, una volpe che elemosina cibo in un parcheggio, finchè la gente continua a darglielo.... E che cibo poi, secondo voi i denti delle volpi saranno abituati agli zuccheri delle brioscine??
Anche il copertone di Stefano è emozionato per l'imminente arrivo a Castelluccio e si buca.
Castelluccio di Norcia (1452m), in lontananza su un colle.
Baracche di pastori nei pressi del passo di Gualdo.
Giù, verso il piano piccolo e Castelluccio
lo straordinario paesaggio intorno a Castelluccio
Castelluccio. Un pò di storia, tratta dal sito del comune Non esistono molte testimonianze scritte sulle origini di Castelluccio, ma possiamo dire con certezza, che la presenza dell'uomo in queste alture non è un fatto recente. Ciò è testimoniato da diversi frammenti di terracotta di età romana rinvenuti in località Soglio, presso l'antica Fonte di Canatra. Nella prima metà del 16oo furono trovate nelle fondamenta di un edificio del paese, delle monete di bronzo con il ritratto dell'imperatore Claudio II il Gotico (268-270 d.c.). In questo periodo ci fu un'altra interessante scoperta; una tomba (non datata) di un soldato, probabilmente situata non distante dalla strada che conduce a Forca di Presta (Cordella, Lollini 1988) non a caso punto obbligato di passaggio tra la valle del Tronto e la Valle del Nera, tra il Piceno e la Sabina. L'attuale nucleo abitativo non risale a prima del XIII sec., anche se alcuni documenti, e recentemente l'aereo-fotografia ha rivelato un antico castelliere sulla parte più alta del paese (Cordella-Lollini). La storia di Castelluccio e il suo sviluppo sono strettamente legate alla storia della pastorizia. Quando nacque l'esigenza di cambiare l'attività della pastorizia da stagionale a stanziale, cominciò il disboscamento delle alture per creare nuovi pascoli, inoltre il legno era usato come materiale da costruzione e da riscaldamento. Un largo piazzale asfaltato accoglie il visitatore che giunge a Castelluccio. E' qui che si affacciano una serie di edifici, un tempo stalle e fienili. Sui muri grandi scritte di vernice bianca, incomprensibili a chi non conosce il dialetto o i problemi di Castelluccio. Salendo sulla sommità del colle, una volta chiamato "le pitture", si giunge all'abitato più antico del paese. Della vecchia fortificazione cinquecentesca non rimane che un portale, e pochi tratti delle mura, oltre si accede alla piazzetta della chiesa di S.Maria Assunta anch'essa del 1500. E' il maggiore monumento storico artistico, all'interno vi è custodita una pregevole scultura lignea raffigurante una Madonna (1499) attribuita a Giovanni Antonio di Giordano, maestro scultore di Norcia. Le anguste stradine che salgono e scendono, portano ai diversi livelli dell'abitato. Le case, addossate le une alle altre sembrano difendersi vicendevolmente dal freddo, molto spesso hanno piccole finestre, e sui muri sino a pochi anni fa si potevano vedere piccole figure sacre in ceramica, che una volta forse rappresentavano la sola difesa degli abitanti contro le avversità della natura.
Pensavamo di visitare Castelluccio e poi proseguire ancora un pò, invece decidiamo di accamparci qui per la notte, in un campeggio.... non proprio ufficiale....
La sistemazione per questa notte, abbiamo solo aggiunto le nostre 2 tende (si vede solo la mia nella foto, quella gialla) ad altre 7 o 8 che erano già piantate dietro al cimitero (ricordatevi, al cimitero si trova sempre una fontanella), mi pare strano che venga permesso questo campeggio abusivo.... ma per questa notte ne approfittiamo anche noi. Bella la vista sul piano Grande.
Casteluccio e il monte Vettore.
la serata viene alietata da uno spettacolo di cabaret nel centro di Castelluccio
L'alba del quarto giorno.
Colazione con panorama
Si riparte. Scendiamo nel Piano Grande e al bivio Forca Canapine, Forca di Presta, scegliamo la seconda direzione.
Pecore alla forca di Presta (1540m), sullo sfondo Castelluccio .
Foto ricordo con dietro il piano Grande. Notare, piccolo tra me e Stefano .... il boschetto a forma di Italia
Dalla forca di Presta verso sud/est, in basso nella valle si intravedono le case di Arquata del Tronto (750m circa), in alto a destra ci sono già i monti della Laga, arriviamo!
Arquata del Tronto. Scesi ad Arquata andiamo verso Amatrice seguendo la vecchia via Salaria, in alcuni tratti è semi abbandonata e invasa dalla vegetazione, fanno tutti la nuova, più larga, veloce e con meno curve.
La via centrale di Amatrice, patria dei famosi spaghetti all'amatriciana
Stefano lungo la salita che da Amatrice (950m) porta al lago di Campotosto (1320 m circa). Dietro le cime dei monti della Laga, tra i 2000 e i 2500 metri.
La diga e il lago di Campotosto sono in vista, sullo sfondo i monti del Gran Sasso.
Una parte (la più piccola) del grande lago di Campotosto
Tramonto dal campeggio. Nel pomeriggio abbiamo attraversato solo paesini senza nemmeno un negozio di alimentari, perciò stasera siamo "costretti" a cenare nel ristorante del campeggio che è anche agriturismo.... Cena memorabile.
Quinto giorno. Lasciamo il bel lago di Campotosto, posto dimenticato dal turismo, ci dirigiamo verso il passo delle Capannelle (1300m)
Dal passo delle Capannelle imbocchiamo una strada che dopo 20 chilometri di nulla arriva in prossimità di Assergi, dove inizia il tunnel autostradale del Gran Sasso e dove parte la funivia che sale a Campo Imperatore.
20 chilometri senza traffico, solo pascoli, pecore, qualche mucca, rarissimi casolari, e la cosa più bella..... tutti in discesa!!!!
Ma la discesa termina e ricomincia la salita, bella lunga e sotto il sole. Da Fonte Cerreto (1100m, dove parte la funivia) sono circa 17 chilometri fino al Campo Imperatore, scavalcando anche un passetto a circa 1770 metri. Ci fermiamo a pranzare sotto uno dei rari alberelli della zona, più avanti spariranno del tutto.
La in fondo il Gran Sasso (2912m).
dopo il piano Grande di Castelluccio, stiamo per raggiungere il secondo posto mitico di questo viaggio, Campo Imperatore. Da Wikipedia: "L'altopiano, tra i più vasti d'Italia, si estende per un massimo di 18 km in lunghezza ed 8 km di larghezza sulla direttrice che va da nord-ovest a sud-est[2], per una superficie complessiva di circa 75 km² quadrati, ad una altitudine variabile tra i 1460 m della Val Voltigno fino ai 2138 m della stazione meteorologica, ed è compreso nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Il noto alpinista Fosco Maraini lo paragonò, su piccola scala, alla valle di Phari Dzong, coniando il termine di Piccolo Tibet che è ancora oggi d'uso comune."
Siamo nel mezzo del Campo Imperatore (1600 m circa). Il cartello marrone lo indicherebbe a sinistra ma non ha molto senso, tutto l'altipiano è Campo Imperatore, a sinistra si arriva ad una estremità dove ci sono solo l'arrivo della funivia che sale da Fonte Cerreto e un albergo. Noi andiamo a destra per circa quattro chilometri e mezzo , poi svoltiamo a destra verso Santo Stefano di Sessania.
Una provvidenziale fontana ci salva dalla morte per sete, sono ore che non troviamo acqua.
Abbiamo svoltato, invece di continuare nel campo seguiamo le indicazioni per Santo Stefano di Sessanio.
Scendendo verso S. Stefano. Davanti a noi Rocca Calascio, ci andremo domani, sbiadita sullo sfondo la Majella. (domani sera saremo sotto di lei)
Santo Stefano di Sessanio (1251m). Ci siamo già stati nell'agosto del 2006, prima del terremoto.
Ci fermiamo al campeggio appena fuori dal centro storico di Santo Stefano, la sera ci facciamo un salto e assistiamo ad un concertino in una bella piazzetta.
Questo è quello che rimane della bella torre che svettava sul paese, solo un pezzo del basamento. Pensare che nel 2006 eravamo saliti in cima e avevo fatto diverse foto al paese dall'alto. Perdonate queste terribili foto notturne, non ho portato il cavalletto e cercare di farle senza è tempo perso.
Sesto giorno. Santo Stefano, ingabbiato e puntellato, chissà quando lo rivedremo come prima del terremoto. Iniziamo a pedalare in discesa, verso Calascio (1210m), li però saliremo in 250 metri che ci separano il paese dalla rocca (1460m)
Santo Stefano
Castel del Monte (1310m) in lontananza, dalla strada che sale a Rocca Calascio
la Rocca.... in alto a destra
Santa Maria della pietà, qualche informazione da Wikipedia: Nelle vicinanze della rocca, sul sentiero che porta a Santo Stefano di Sessanio, si trova la chiesa di Santa Maria della Pietà, un piccolo tempietto eretto tra il XVI ed il XVII secolo sul luogo dove, secondo la legenda, la popolazione locale ebbe la meglio su una banda di brigantiL La chiesa, probabilmente fondata su una preesistente edicola rinascimentale[6], presenta una struttura esterna a pianta ottagonale con un ambiente adibito a sacrestia appoggiato a una delle facciate ed una cupola ad otto spicchi. L'interno, articolato su un sistema di paraste tuscaniche, presenta un dipinto raffigurante la Vergine miracolosa ed una scultura di San Michele armato. La chiesa, oggi adibita a semplice oratorio, è meta di fedeli e devoti.
Qualche altra informazione: La fondazione della rocca si fa risalire all'anno 1000 anche se il primo documento storico che ne attesta la presenza è datato 1380. La struttura originaria era costituita da un torrione isolato di forma quadrangolare a pietre già squadrate ed aveva funzione di torre d'avvistamento. Nel XIV secolo è possedimento di Leonello Acclozamora della baronia di Carapelle. Successivamente, verso la fine del XV secolo, venne concesso da re Ferdinando ad Antonio Todeschini della famiglia Piccolomini che rafforzò la fortificazione dotandola di una cerchia muraria in ciottolame e quattro torri di forma cilindrica ad uso militare. Durante questo periodo la rocca vide crescere il proprio peso economico, poiché posta a controllo dei capi di pecore coinvolti nella transumanza sulla direttrice del regio tratturo per Foggia, ed ai suoi piedi si sviluppò un piccolo borgo, a sua volta cinto da mura. Nel 1579 la famiglia Medici acquistò per 106.000 ducati la rocca ed il vicino borgo di Santo Stefano di Sessanio al fine di estendere i propri possedimenti per sfruttare il commercio della lana. Nel 1703 venne devastata da un violento terremoto in seguito al quale l'area più alta del borgo venne abbandonata e buona parte della popolazione si trasferì nel vicino paese di Calascio, la cui nascita è collegata alla distruzione della rocca. Nel XX secolo anche le ultime famiglie rimaste abbandonarono il borgo e la rocca rimase disabitata. Sul finire del secolo però, anche sull'onda del successo derivato dall'ambientazione di alcuni film (su tutti Lady Hawke del 1985), alcune abitazioni sono state recuperate ed altre sono state convertite a strutture ricettive; il castello, inoltre, ha subito un importante operazione di restauro e consolidamento ed è oggi una delle principali attrazioni turistiche della zona.
Dalla Rocca si gode un panorama fantastico, peccato la forte foschia dovuta al caldo di questo periodo. Qui potete vedere un video girato tra la Rocca e la chiesa posta nelle vicinanze.
Ci tocca.... ora scendiamo di 1100 metri, arriveremo laggiù nella fornace..... non so come faremo a pedalare con 35 gradi....
Fa davvero caldo, ma meno dei giorni scorsi.... pensavo peggio, poi c'è un pò di venticello a confortarci. Tocchiamo la quota minima di 370 metri e poi risaliamo leggermente ai 465 di Capestrano, antico paese un pò decadente (e anche terremotato) particolarmente famoso per i reperti archeologici trovati nei dintorni. Noi più che altro cerchiamo un alimentari, ormai è mezzogiorno.
La piazza di Capestrano, la chiesa e diversi antichi palazzi sono lesionati e ingabbiati.
Lasciamo Capestrano in cerca di ombra e refrigerio, ci hanno consigliato di andare a mangiare in riva al fiume Tirino.... ma noi troppo affamati ci fermiamo prima in un giardinetto pubblico.
Dopo aver pranzato a fatto la pennichella, al momento di ripartire.... Enrico si accorge di aver parcheggiato sopra uno spinoso ramo di robinia. Vabbè, è il "bello" del viaggio....(se capita agli altri)
Allora....da Capestrano percorriamo verso sud la valle del fiume Tirino fino a che questo non si getta nel fiume Pescara, a quel punto anche noi seguiamo il Pescara, ma non fino a Pescara, svoltiamo molto prima verso Tocco da Casauria. Ci stiamo velocemente avvicinando alla Majella, nella foto è quella di sinistra, si è velocemente avvicinato anche un temporale.
Tra Salle e Caramanico Terme attraversiamo un profondo canyon, subito dopo inizia a puiovere e ci becciamo una bella lavata, all'inizio era anche piacevole.....ma dopo un pò rompe!
Caramanico Terme (556m). Raggiungiamo il paese verso le 18e30, subito in un market per comprare il cibo per la sera.... poi scopriamo che il campeggio è 4 chilometri più in alto del paese, che bella sorpresa! Peccato perchè in centro di Caramanico deve essere davvero bello, almeno cosi sembra visto il via vai di turisti e l'altissimo numero di alberghi, come da nessuna altra parte fino ad ora. Sopra il paese, la Majella (2793m) coperta dalle nubi.
Si riparte! Giorno 7. Dal campeggio , che era a San Nicolao (un pò sopra Caramanico) prendiamo una strada chiusa al traffico perchè se ne scivola a valle lungo il pendio, ma in bici non ci sono problemi, questo ci evita di riscendere a Caramanico per andare verso il passo di San Leonardo. Sullo sfondo il monte Morrone (2061m)
A Santa Eufemia a Majella, ci fermiamo a fare benzina.
Alle 11:00 raggiungiamo il passo di San Leonardo (1282m)
Foto ricordo al passo, dietro di noi la vetta più alta della brulla Majella, il monte Amaro (2793m). Ed ora un pò di discesa, fino a Campo di Giove (1064m), 10 chilometri.
Non c'è che dire, anche Campo di Giove è una ridente località di villeggiatura. Chi l'avrebbe mai detto.
Forse è l'ultima salita del viaggio! Da Campo di Giove (1064m) al valico della Forchetta (1270m), solo 200 metri, non ce ne accorgeremo nemmeno
Il valico della Forchetta non valeva nemmeno una foto, lo scavalchiamo e ci buttiamo giù per una bellissima discesa di 10 chilometri, alcuni tratti erano così ripidi che ho raggiunto i 70 chilometri orari! Terminata la discesa c'è il paesello di Palena (767m, nella foto la piazza)
Ultimi chilometri prima del campeggio odierno, davanti a noi il dirupato versante est della Majella, la stradetta a sinistra porta ad una piccola cabinovia che sale all'imbocco della grotta del Cavallone. Ma noi prendiamo la strada di destra e scendiamo a Lama dei Peligni (669m).
La piazzetta di Lama dei Peligni, stasera ci sarà la festa della musica.... e noi ci saremo!
Il balcone panoramico del paese funge anche da campetto di calcio, come vedete nella porta di sinistra è schierato Enrico, in quella di destra vi dico io chi c'è, Stefano. Sono stati ingaggiati per un partitone tra giovani locali, anzi direi bambini.
Ottavo e ultimo giorno di viaggio, prima di ripartire passiamo di nuovo alla terrazza panoramica. Oggi arriveremo, purtroppo, al mare.
Prima di Casoli, costeggiamo il lago di S. Angelo ( o lago di Casoli) , oltre il lago la Majella.
Degli ultimi 30 chilometri c'è poco da dire, una brutta strada dritta sempre più trafficata, sotto il sole cocente del primo pomeriggio. Anche il mare non è proprio memorabile, la riva è scoscesa e di ciotoli, l'acqua subito profonda e il mare più che mosso. Io non ho nemmeno bagnato i piedi, sarei potuto annegare! dimenticavo, il cicloviaggio termina a Torino di Sangro, tra Vasto e Ortona. Ultima notte in campeggio e poi domani si prende il treno per tornare alla macchina a Pedaso.
Ultima foto di gruppo, in riva al mare.
Questa è davvero l'ultima foto, tutto sommato, nonostante il caldo atroce e la pessima compagnia (scherzo!) è andato tutto bene. Chissà, magari una prossima volta si potrebbe ripartire proprio da qui per un nuovo giro in bici, scendere più a sud, tra i lupi nel parco d'Abruzzo e Molise, verso Capracotta, le Mainarde, Isernia, Campobasso, i monti del Matese.....