Ero un pò indeciso, metto o non metto questa escursione su Aereisentieri? Fino ad un certo punto è stata un'escursione come un'altra, posti bellissimi, tempo splendido e temperature gradevoli, ma poi si è trasformata in una giornata che non dimenticheremo facilmente. Ma andiamo con ordine....
il giretto si sviluppa su due giorni, il sabato pomeriggio siamo saliti con calma da San Martino in val Masino fino al rifugio Allievi (traccia rossa), la domenica volevamo salire la cima di Castello ma poi ci siamo fermati al colle (traccia gialla) e siamo tornati indietro. Lo sviluppo della salita al rifugio è di 10,5 chilometri e circa 1500 metri di dislivello, dal rifugio al colle invece sono solo 2 chilometri di pietraie e circa 600 metri di dislivello
in questa immagine il particolare del percorso effettuato il secondo giorno.
La val di Mello è sempre bella, ma forse in autunno da il meglio di se.
Lasciamo la macchina poco sopra San Martino, vicino al campeggio, li parte un sentierino che in piano conduce nella val di Mello. L'alternativa è partire dal paese o prendere il bus navetta a pagamento che sale in valle fin dove termina la strada carrozzabile.
una zoomata sul Disgrazia spolverato di neve nei giorni scorsi.
Sulle famose pareti della val di Mello ci sono diversi arrampicatori che si godono la bellissima giornata di sole. Le pareti qui sopra hanno nomi particolari: salcofago, scoglio delle metamorfosi, dimore degli dei, giardino delle bambine leucemiche.
Cascina Piana, 1092 metri di quota.
prima di Rasica svoltiamo a sinistra e iniziamo a salire tra grossi massi verso il rifugio Allievi, la salita inizia qui.
il versante opposto della valle, li i sentieri sono quasi inesistenti e davvero impervi, posti pochissimo frequentati
la parte bassa della salita non è granchè, poi dai 1700 in su la faccenda cambia!
in località Croce Parravicini, qui si accede ad un bel catino erboso circondato da pareti e attraversato da un sinuoso torrentello
Il rifugio Allievi Bonacossa (2385m), chiuso da una o due settimane. Noi dormiremo nell'adiacente locale invernale.
questo è il vecchio rifugio, la parte più a destra è il locale invernale. Già parecchi anni fà il tetto nel lato sinistro era nelle stesse condizioni, coperto di teli.
domani per salire alla cima di Castello dobbiamo infilarci in un valloncello detritico, che da qui non si vede, seguendo dei radi ometti di sassi. Risalire poi delle semplici cenge rocciose che sbucano sulle soprastanti pietraie, 5 minuti sulle pietraie e si arriva al colle a ovest della punta Allievi, quotato poco meno di di 3000 metri. Dal colle poi si dovrebbe traversare sotto la punta Allievi e scendere oltre sulla vedretta di Castello, con pendii più o meno ripidi si dovrebbe raggiungere la vetta.
Ceniamo fuori dal piccolo rifugio, non fa nemmeno freddo!
l'interno del locale invernale, un tavolino e 6 posti letto. A sinistra la cassetta con dentro il telefono per le emergenze, bloccato sul numero 118.
Nottata serena, un miliardo di stelle, ma l'inquinamento luminoso della pianura padana si vede anche qui
Mattina della domenica, la val di Mello è coperta dalla nebbia
si parte, dal rifugio prendiamo il sentiero Roma verso est, lo seguiamo per qualche centinaio di metri fino al torrente, poi svoltiamo verso i monti seguendo una labile traccia e degli ometti
il primo vallone porta ad un passaggio, poco visibile dal basso, che permette di accedere ad un vallone soprastante
Questo è il secondo vallone da risalire, in alto si vede la serie di cengie, prima verso destra e poi verso sinistra, che conducono al colle
man mano che si sale il panorama è sempre più spettacolare, siamo circondati da cattedrali di granito
Questo il percorso lungo le cengie, più o meno, visto dalla base delle pareti in cima al vallone, il passaggio più delicato a causa delle splacconate lisce di granito da attraversare (bagnate in alcuni punti)
Eli in uscita dal primo semplice canaletto, quello che al ritorno ci rovinerà la giornata.....
dal basso non capisce un granchè, comunque si sale di qui. Metto via la macchina fotografica, più in alto ci legheremo per passare in sicurezza un paio di canalini bagnati.
Sbucati oltre il gradino roccioso, in 10 minuti raggiungiamo il colle a 2973 metri. Da qui troviamo circa 30 centimetri di neve caduta nella settimana appena trascorsa, davvero fastidiosa perchè ghiacciata in superfice e poi soffice sotto, molto infida per camminare in queste pietraie piene di grossi buchi. L'itinerario per salire alla cima dovrebbe essere quello che ho tracciato, ma non sono queste le condizioni ottimali che ci aspettavamo.... decidiamo di tornare indietro, forse è stato molto meglio così.... forse no.
particolare della vetta
foto ricordo al colle dove siamo arrivati, poi mangiamo qualche cosa e riscendiamo per la prima parte di pietraie.
verso sud
in primo piano ancora il colle, oltre la cima di Zocca e i più lontani pizzi del Ferro. Dopo aver sceso le prime pietraie, affrontiamo in sicurezza anche i traversini "delicati". Quando mancano ormai 15 metri di semplice discesa in un canaletto roccioso (foto 33) per arrivare sulle pietraie che degradano verso il rifugio, accade l'incidente. Eli scende per prima disarrampicando (faccia a monte) nel canaletto, si appoggia...o attacca leggermente, ad una pietra che aspettava solo quello per scendere verso valle anche lei. Eli e pietra cominciano a ruzzolare nello stretto canaletto, Eli come si poteva immaginare ha la peggio. Scendo subito per capire cosa è successo. Eli è cosciente e a quanto pare non ha (miracolosamente) picchiato la testa. La pietra però ha voluto lasciarle un ricordo fratturandole un braccio e una gamba. Passato il momento più brutto della mia vita, vederla cadere, è arrivato il secondo, doverla abbandonare li da sola per andare a chiamare i soccorsi (chiaramente lassù a circa 2750/2800 metri non c'era campo per il telefono).
Questo è l'articoletto apparso il giorno dopo sulla "Provincia" di Como. Tornando all'accaduto....corro come un forsennato giù per le scomode pietraie (25/30 minuti) fino al rifugio Allievi. Mi infilo nel locale invernale e compongo 118 sul telefono per le emergenze, dopo qualche squillo mi rispondono, inizio a spiegare la situazione ma la centralinista mi risponde "pronto?, pronto?, proontoo?!", poi riattacca. Faccio altri 3 o 4 tentativi identici ma è chiaro che io sento loro, ma loro non mi sentono. Davanti al rifugio ci sono diversi escursionisti, chiedo se per caso il loro cellulare ha campo, ma la risposta è scontata. Alla fine alcuni escursionisti, tra cui uno di nome Massimo, scendono verso valle con l'intento di telefonare per allertare i soccorsi appena trovano una zona in cui il cellulare prende. Io insieme ad un'altra escursionista, Antonella, iniziamo a risalire verso il luogo dell'incidente. Il caso vuole che Antonella è un'infermiera del pronto soccorso di un noto ospedale milanese. Così dopo almeno un'ora e mezza dalla caduta sono di nuovo da Eli. Passano ancora 30 minuti prima che sentiamo il ronzio dell'elicottero che risale la valle, Massimo è dovuto scendere fino a circa 1500 metri per trovare campo. Scrivo queste parole ora che è passato praticamente un mese dall'accaduto, Eli sta bene, sotto il gesso che ricopre il braccio destro c'è una placca metallica insieme a sei vitine e del filo speciale, tengono insieme l'ulna che è esplosa in tanti pezzettini. La gamba destra è anche lei completamente ingessata, la frattura (fortunatamente composta) al condilo femorale si sta risaldando bene. Se tutto fila liscio dopo la metà di dicembre le tolgono il gesso alla gamba. Poi verrà la riabilitazione. Eli non vedo l'ora di fotografarti nuovamente su qualche sentiero o in sella alla tua bici. A presto!
Ma andiamo con ordine....