Ciao, sono Marco (non quello bravo a fare le foto, l’altro…Bore). Quest’anno ho compiuto trent’anni: capita una sola volta nella vita! Ho deciso di farmi un regalo: trascorrere tanto, tanto tempo in bicicletta alla scoperta di posti meravigliosi, e ho iniziato con questo viaggio in solitaria tra Marche, Umbria e Abruzzo. 800 km in zone bellissime, prevalentemente montuose, in alcuni dei Parchi Nazionali più belli d’Italia. Parto da casa in treno alla volta delle Marche. Ma andiamo con ordine: ecco una vista della città di Ancona.
La bella cattedrale di Ancona.
Da Ancona prendo la strada panoramica della Riviera del Cónero: in alcuni tratti l’entroterra, e la costa, sono letteralmente coperti di girasoli. Unica nota negativa: quest’annata è stata una delle più calde che si ricordino, e nei primi giorni di viaggio ho davvero PATITO per il caldo torrido (40 gradi e umidità esagerata): diciamo che le giornate pedalanti si concludevano verso le dieci di sera perché di pomeriggio dovevo star sotto una pianta, almeno fino alle 16…
La Riviera del Cónero.
All’altezza di Sirolo prendo la strada che si addentra nell’entroterra verso Ósimo, e sempre mi accompagnano i girasoli. Percorrendo diverse colline giungo infine a Jesi, dove mi attende un bellissimo ostello posto in un’antica villa.
Jesi.
Il secondo giorno, giungo in treno da Jesi a San Vittore delle Chiuse, dove inizio a percorrere la Gola della Rossa. Forse questo nome non dirà niente a nessuno, ma se provo a dire Grotte di Frasassi? E infatti, vent’anni dopo, mi concedo di nuovo questo immenso piacere, e ne vale davvero la pena: le grotte sono a dir poco spettacolari, ma è vietato scattare foto all’interno, per non rovinare il delicatissimo microclima. Pertanto, accontentatevi della mia parola!
Attraverso zone prive di traffico (quasi una costante per tutto il viaggio) ed entro nel Parco Regionale del Monte Cucco.
Da queste parti si trovano diverse antiche abbazie
Il bel campeggio di Costacciaro (PG) si trova in una tranquillissima valletta, piuttosto imboscata e distante rispetto al centro del paese, ma vi assicuro che di notte assisterete a una stellata che qui in Brianza ce la scordiamo da decenni. In più, si possono udire gli animali selvatici dei boschi circostanti. Insomma, un posto romantico…
Campagna umbra.
All’altezza di Sigillo (PG), percorrendo l’antica Via Flaminia, si incontra questo bel ponte romano del I sec a.C.
Il centro storico di Fabriano: sono di nuovo nelle Marche, passando da Fossato di Vico.
Fabriano
Poco a ovest di Fabriano, imbocco una bellissima strada di campagna, nella valle del fiume Potenza, in cui incrocio circa tre o quattro macchine all’ora, passando dai borghi di Serradica e Campodonico. Mi dirigo verso il Passo Cornello (813 m), da dove poi scenderò parecchio, toccando Nocera Umbra e, infine, Foligno.
Il cemento fa male! (Cornizzolo: NO CAVA!)
Foligno, piazza Garibaldi.
Foligno.
Mi concedo un giorno di pausa, per riprendermi dal caldo torrido, e in bici visito il piccolo comune di Bevagna, poco distante da Foligno: semplicemente un gioiello. Le immagini non rendono affatto giustizia a questo borgo.
Nei vicoli di Bevagna si respira un’atmosfera d’altri tempi.
Di nuovo a Foligno. L’indomani mi attende una tappa bellissima, che finalmente mi condurrà verso i Monti Sibillini, passando dal Valico di Colfiorito (826 m).
Purtroppo, sin dai primi chilometri, apprendo che la vecchia strada per Colfiorito verrà messa in pensione, perché ruspe e trivelle stanno facendo largo al nuovo che avanza. Se la vecchia strada (che sto percorrendo) saliva assecondando abbastanza la montagna, la nuova procede spedita senza risparmiarsi viadotti e gallerie che spianano colline di ulivi o bucano la montagna.
Colfiorito.
Il bellissimo altipiano di Colfiorito si estende per diversi chilometri.
Poco prima di entrare nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini incontro il paese di Muccia.
Il panorama alle porte di Pieve Bovigliana, comune dei Sibillini.
Il castello di Beldiletto, risalente alla fine del XIV secolo. Il nome deriva dal toponimo sorto in epoca prerinascimentale, che significa “luogo di bella, serena e riposante distensione”, nel gusto dei nobili Da Varano che amavano dotare di nomi ornamentali e allusivi dimore e luoghi a loro cari.
Pieve Bovigliana. Qui, per circa mezz’ora, sono stato colto dall’unico temporale del viaggio.
Dirigendosi verso Fiastra…
Laggiù, sul colle, la città di Camerino.
Il lago di Fiastra e le sue acque limpide. Un invito a tuffarsi in quei giorni di caldo insopportabile!
Salendo da Fiastra verso il Monte Rotondo e la Forcola del Fargno, ho vissuto una delle giornate più intense del viaggio, sia per i panorami spettacolari, sia per la completa solitudine dei luoghi, sia per la sfaticata su sterrato a cui mi sono sottoposto . Ma ne valeva assolutamente la pena.
A sinistra il Monte Rotondo, 2102 m.
Maledico ancora quel pastore laggiù, il quale ha lasciato che i suoi cani mi inseguissero abbaiando per almeno un intero minuto. Pedalare a mille all’ora in quel momento per scappare non è stato bello!
Monte Rotondo.
Panorama sulla valle dell’Ussita.
A sinistra la poderosa parete del Monte Bove Nord (2112 m), a destra la Croce di Monte Bove (1905 m).
La Val d’Ussita diventa, in fondo, Val di Panico.
Pizzo Berro (2259 m).
Da sinistra a destra: Pizzo Tre Vescovi (2092 m), Monte Priora (2332 m, quello più lontano), Pizzo Berro (2259 m).
Ormai giunto alla Forcella del Fargno, scorgo da vicino il Pizzo Tre Vescovi e, a sinistra, il Monte Castel Manardo.
Forcella del Fargno (1811 m): per oggi la salita finisce qui! Un freddo vento tirava…
Il rifugio del Fargno, chiuso, e la Val di Panico.
Dal Fargno la strada sterrata scende velocemente fino alla frazione di Pintura di Bolognola. Il torrente che scorre qui sotto è il Fiastrone.
Non si può certo dire che nel tracciare la strada verso il Fargno non abbiano usato il righello!
Scendendo verso il lago di Fiastra
L’indomani lascio il lago di Fiastra e torno un po’ più in basso, nel regno del caldo torrido.
I Monti Sibillini visti dalla strada per Sarnano.
Il bel profilo di Sarnano (539 m) appare al visitatore che giunge da nord.
Il centro storico di Sarnano, perfettamente conservato.
Il profilo dei Sibillini, lungo la strada verso Amandola.
Amandola (550 m) al tramonto.
Da Amandola mi dirigo verso il Lago di Gerosa, passo la bella chiesa di San Giorgio all’Isola (nella foto) e giungo infine a Tofe (747 m), frazione di Montemonaco, dove dormirò.
Oggi è un gran giorno: entro nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. C’è un po’ di salita da affrontare, a cominciare dal passo della Forca di Presta, ma lo spettacolo naturale di cui potrò godere è eccezionale. Alle mie spalle c’è il Monte Vettore (2476 m), la vetta più alta dei Sibillini.
Giunto alla Forca di Presta (1540 m), il paesaggio è già spettacolare. Ne approfitto per fare un giretto su una sterrata vicino al rifugio degli Alpini, poi mi concedo un buon pranzo.
Questa è la meravigliosa zuppa di lenticchie (ormai è finita) che mi hanno servito al rifugio degli Alpini, insieme a un buon quartino di rosso. Da queste parti le lenticchie sono famosissime. Devo per forza spendere una parola per la gentilissima signora che si è occupata di me al rifugio: mi erano rimasti solo dieci euro, e le ho chiesto se fossero sufficienti per zuppa, vino e coperto. Lei mi ha detto di sì, e anzi ne avanzavano pure per il caffè! Ma la cosa più bella è che mentre ero al banco a pagare e bermi il caffè è venuta a cercarmi e mi ha offerto una porzione GIGA di tiramisù buonissimo (quasi quanto quello di Laura F.!). Nel centro Italia ti fanno ricordare che al mondo non sono tutti brianzoli…
Poco oltre il rifugio, la strada continua e si apre uno scenario fantastico: il Pian Grande di Castelluccio. Ed è solo l’inizio, perché quando poi ci si scende in bicicletta, col vento nelle orecchie e il silenzio totale intorno, è un’emozione incredibile. In foto, in fondo a destra si vede il paese di Castelluccio, mentre al centro c’è un boschetto dalla forma nota. Cos’è?
bééééé…bééééééé
Castelluccio (1452 m)
Per capire quanto sia esteso il Pian Grande (molti chilometri) c’è un solo modo: andarci!
Le dolci ondulazioni dei monti salendo verso il Passo di Gualdo (1496 m), che si trova oltre Castelluccio.
Castelluccio visto dal Passo di Gualdo.
Il sottoscritto al Passo di Gualdo.
Pian Grande
Percorro la strada che attraversa il Pian Grande, per ben undici chilometri! Giungerò, infine, al terzo passo della giornata: la Forca Canapine (1541 m).
Tramonto sulla Forca Canapine. In fondo c’è il Monte Vettore
Ho trascorso la notte presso il Rifugio Genziana, e questo è il simpaticissimo gestore del rifugio: Leris!
La lunga discesa dalla Forca Canapine mi conduce nella valle del Tronto. Lascio il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, e per oggi farò un breve tratto anche nel Lazio.
Entro nell’altro splendido Parco Nazionale che ho attraversato in questo viaggio: Gran Sasso e Monti della Laga.
Il primo comune che raggiungo in salita è Amatrice (950 m), famosissimo per la pasta all’amatriciana. Questa è la via principale.
Per oggi, a far da corona alla sommità dei monti ci sarà sempre quello straterello di nuvole
La strada che da Amatrice conduce al Lago di Campotosto è deserta, silenziosa e bellissima: uno dei tratti più belli del viaggio
Sono in Abruzzo! Quello di Campotosto, posto a 1313 m di quota, è un bel lago artificiale davvero molto esteso, basti pensare che per compierne il giro completo bisogna pedalare per 37 km! Particolarità: a diffeenza dei laghi artificiali che siamo abituati a incontrare sulle Alpi, questo è chiuso da dighe in più punti (io passando in bici ne ho contate tre).
Dal lago sono sceso poi nella valle del Vomano, e risalito al Passo delle Capannelle (1299 m), ormai al tramonto. Poi la strada sale ancora fino a quota 1455 m. Dopo, la lunga e deserta strada che mi separa dal campeggio di Fonte Cerreto (1120 m, frazione di Assergi), per parecchi chilometri è una sorta di falsopiano brullo. Poi, verso la fine, inizia a scendere decisamente, e sono costretto anche a usare l’illuminazione artificiale: arriverò al campeggio dopo le 22…
L’indomani, parto per una giornata memorabile, con la salita verso Campo Imperatore. La sera prima ero arrivato dal passo che si vede in fondo.
se non fosse per il colore verde dei prati, il paesaggio lo definireri lunare.
Campo Imperatore è un immenso altopiano cinto dai monti, in cui le dimensioni e le proporzioni mi hanno lasciato a bocca aperta, poiché non siamo abituati né ad osservare né a memorizzare luoghi del genere.
Sensazioni di giubilo!
Eccolo, sopra le nubi, in tutta la sua possenza: il Gran Sasso d’Italia (2912 m)!
A Campo Imperatore in estate scorrazzano circa 5000 bovini! Chiaramente l’area è talmente vasta che non ci si accorge di tali numeri. Questa informazione l’ho avuta dai gestori di un rifugio posto vicino al centro dell’altipiano.
Salendo al tramonto verso il luogo che chiamano propriamente Campo Imperatore (anche se l’altipiano sotto è decisamente più bello e meno intaccato dall’uomo), la luce inonda una parte dei prati, mentre la montagna ne oscura altri.
Una delle tante roulotte utilizzate come ricovero dai pastori dell’est Europa, che ormai da anni popolano le montagne del centro Italia (e non solo) durante la stagione d’alpeggio.
L’arrivo a Campo Imperatore (2100 m): un freddo cane, ormai il Sole è tramontato…
Non vorrei dire stupidaggini, ma questo albergo sotto al Gran Sasso, è il luogo dove venne imprigionato Mussolini prima di esser fatto fuggire dai tedeschi (e in seguito fondò la Repubblica Sociale Italiana, a Salò, sul Lago di Garda). Da qui una lunga discesa, al freddo e al buio, mi ricondurrà al campeggio di fonte Cerreto. Trovarsi al buio, soli, in questi luoghi, potrebbe far rabbrividire di paura, ma si provano soprattutto sensazioni di pace e tranquillità. E anche qui, delle stellate da lasciar senza parole.
Oggi è il penultimo giorno di viaggio, lascio i monti e torno ai rumori, al mare d’estate. Ripercorro dal campeggio a ritroso la strada verso il Passo delle Capannelle, attraverso quei pascoli brulli dove incontro ancora altre roulottes di pastori.
Se si esclude un gruppetto di olandesi nei pressi del monte Vettore, questi sono gli unici cicloviaggiatori che ho incontrato durante il viaggio: sono passati mesi e magari non vedrete queste foto, in ogni caso io vi mando un caloroso abbraccio! Ciao Daria, ciao Marco!
Dal Passo delle Capannelle scendo nella valle del Vomano. Oggi sono diretto a Teramo, dove si concluderà la parte pedalata di questo viaggio!
Visto che di salita non si è mai sazi, e visto che vorrei vedere ancora qualcosa dei Monti della Laga, decido di complicarmi la giornata, e poco prima di Senarica, imbocco sulla sinistra una bella strada che si inerpica su verso i borghi di Crognaleto e Cortino (1050 m), e poi via via scende: Pagliaroli, Valle San Giovanni, Tordinia, e infine Teramo. Nonostante la fatica e il caldo, la scelta è stata giusta, perché da questi posti ho avuto la possibilità di ammirare il Gran Sasso anche da un altro versante. Eccolo qui.
Teramo, stazione FS. Da qui, dopo aver litigato con una emettitrice automatica di biglietti che mi ha mangiato 3.50 euro, ho preso il treno per Giulianova, località balneare abruzzese.
A conclusione di questo bellissimo viaggio su due ruote, assolutamente ecologico, grazie alla sola propulsione di due gambe e all’emissione di pochissimi gas di scarico (puzzette non inquinanti…), ho assistito a una scena che mi sembrava veramente triste . Una metafora dei tempi moderni: al ritmo di un’orrenda musica tunza ad alto volume, il machoman di turno, con tanto di auricolare e microfonino impartiva ai suoi adepti, sudati sotto quegli ombrelloni hawaiani, direttive trendy per mantenere al meglio il fisico da spiaggia… Buon viaggio, a tutti e a tutte voi!