Secondo giorno in alta Engadina, oggi la nostra meta è la capanna del Forno, nella valle del Forno, ai piedi del monte del Forno....che fantasia...dimenticavo, sopra il ghiacciaio del Forno. Il dislivello tra l'auto e la capanna si limita a circa 800 metri, ma la valle è lunghissima e bisogna anche traversare un ghiacciaio in piano (non dovrebbero servire ramponi e picozza), speriamo bene. Lasciamo la macchina in un rarissimo parcheggio non a pagamento (almeno oggi) a cui si accede da una strada che svolta a destra pochi metri prima di raggiungere il passo del Maloja da Casaccia. Dal parcheggio si prosegue lungo la stradetta seguendo le indicazioni per Salecina e per il lago Cavloc.
Questa è l'alpe Salecina, una specie di ostello dove chi guadagna di più, paga di più. il sito
Da Salecina (1810m) in 30/40 minuti si sale al lago di Cavoloc (1907m). La davanti si vede il passo del Muretto (2562m, freccia rossa), da li si può scendere a Chiareggio in val Malenco (Italia). Noi però non ci saliremo e svolteremo a destra passando sotto quella montagna coperta di neve. (pizzi dei Rossi (3027m)
Eccoci giunti alla biforcazione, a sinistra si sale al passo del Muretto, proseguendo sulsentiero verso destra ci si inoltra nella lunga valle del Forno.
La vallata sale piuttosto dolcemente, non ci sono ripide salite, però non finisce mai! Si vedono le alte vette che separano questa valle dall'italiana val Masino, ma del ghiacciaio e della capanna nemmeno l'ombra.
L'impetuoso torrente Orlegna che percorre la valle. Tra poco dovremmo vedere il ghiacciaio...
Il rifugio dovrebbe essere grossomodo dove ho fatto il cerchio giallo, se avessero già montato il ponte che traversa il torrente, avremmo percorso l'itinerario giallo, invece dovremo fare il rosso e traversare il ghiacciaio.
La bocca della vedretta del Forno, coperta di detriti
Ora che abbiamo risalito un pò la morena laterale del ghiacciaio, il rifugio si vede, è nel cerchio rosso. All'altezza del grosso masso con segnavia bianco/azzurro che vedete in basso a destra, si inizia la traversata del ghiacciaio, è molto sporco e ruvido, non si scivola quasi e comunque è praticamente in piano, mal che vada si pesta il sedere e ci si bagna un pochino. La parte sorprendente e che non mi aspettavo è dopo, c'è tutta una serie di strette cengie attrezzate con catene che permette di risalire delle paretine di roccia liscia verso il rifugio.
Il percorso (dopo il ghiacciaio) è ben segnato con grossi bolli rossi e paline, si risalgono gli sfasciumi (ma sotto è ancora tutto ghiaccio!) fino ad una scala allaccata alla parete che dà il via all'arrampicata finale.
la scaletta iniziale....
lungo le cengie attrezzate
Eccolo! Un nido d'acquila a 2574 metri, la capanna del Forno.
Davanti alla capanna si riposano due alpinisti tedeschi, al sole ad asciugare corde, ramponi e scarponi, chissà dove sono stati...
Panorama dalla capanna verso sud, le varie lingue di ghiaccio che si uniscono e le vette lungo il confine con l'Italiana val Masino, si nota il sottile e neroa ago di Torrone.
Una delle vette dei pizzi Torrone (3300 metri circa) e l'omonimo Ago.
Prendiamo un "caffè" (2 brodaglie per 10 franchi!) e diamo un'occhiata all'interno della capanna
Cominciamo a scendere, la strada verso la macchina è ancora lunga.
La bocca del ghiacciaio da cui sgorga il torrente gelido
immense pietraie
c'è vita anche tra queste pietraie
Dopo un paio di ore arriviamo all'alpe Cavloc e al lago. Oltre la vallata si vedono il Grevasalvas a sinistra e il piz Emmat Dadaint (salito ieri) a destra.